CASTELLUCCIO TRA MAGIA E TRADIZIONE
CASTELLUCCIO TRA MAGIA E TRADIZIONE
Fino alla metà del secolo scorso, quando ancora la globalizzazione era sconosciuta, a Castelluccio la sera del primo novembre i bambini passavano di casa in casa a chiedere “ la carità per i morti e per le anime sante del purgatorio”. Ad ogni bambino la padrona di casa donava un mestolino di semi di “Roveja”, messi in ammollo nell’acqua nei giorni precedenti.
Perché veniva donato ai bambini un mestolo di semi di “Roveja” ?
Perché i semi di “Roveja” ammollati nell’acqua diventano dolci, di un dolce particolare che piaceva molto ai bambini. Alla fine degli anni del millenovecentocinquanta quando ci andavo io insieme con gli altri bambini a chiedere la carità per i morti ci davano castagne, noci, mele, acini di zibibbo, qualche caramella, fette di pane e fette di faratu ( grosso salame fatto con i budelli del maiale con dentro un impasto di sangue del maiale, pezzetti di lardo, noci sgusciare, miele o zucchero, e qualcuno ci metteva anche il cacao).
Alla fine del giro si sceglievano le cose che più ci piacevano da mangiare e si mettevano da parte mentre tutto il pane ricevuto, qualche noce e qualche mela venivano portate al cimitero e messe sopra le tombe dei nonni o delle altre persone care che erano morte. La tradizione diceva che in quel giorno i morti uscissero dalle loro tombe e dovevano trovare qualche cosa da mangiare, altrimenti si sarebbero allontanati dal cimitero in cerca di cibo.
Molte cose ci sono in comune tra questa nostra tradizione, ormai scomparsa ma viva nella memoria di molti di noi e, la festa di Halloween […].
Cari ragazzi chiedete alle vostre nonne e fatevi raccontare di quando erano bambine a Castelluccio e nella ricorrenza dei morti passavano a chiedere di casa in casa “LA CARITA’ PER I MORTI E PER LE ANIME SANTE DEL PURGATORIO”.
Racconto di Giuseppe Iacorossi.
by Per La Vita Di Castelluccio Di Norcia Onlus il 2017-10-31 20:35:10